Il cammino dello sparviero

Quinto giorno di viaggio | Mercoledì 21 settembre 2011 | Camogli e San Fruttuoso

Rapallo (GE) | Eroe colpito dalla maledizione dei puntini rossiCome dire, quando il buongiorno si vede dal mattino! Ora, certamente non mi farò rovinare la giornata da quei quattro disgraziati, ma sia chiaro che non mi sta bene. Ah no, per niente! E non sto parlando dell’umido, e neanche delle papere del fiume, che pare s’alzino piuttosto di buonora! Ma di una serie nutrita di subdoli puntini rossi, i quali, con grande insolenza e certa noncuranza, mi hanno ricoperto parte del viso. E lì se ne stanno, pasciuti e pruriginosi, a banchettare della mia pelle, dando alla tenerezza del mattino una sferzata al retrogusto di colpo basso.

Rapallo (GE) | Pronti in partenza!Ma bando alle ciance, puntini rossi o no, sono pronta per la missione di oggi: Camogli e San Fruttuoso! Dopo un incantevole percorso panoramico sull’Aurelia, ah, tra parentesi, a lungo mi sono interrogata sulla metodologia di assegnamento dei numeri identificativi della strade statali, e qui ho scoperto che la magica numero uno – come la sua omonima certamente più famosa – corrisponde proprio all’Aurelia! E così, volendone dare una spiegazione razionale, sono giunta alla conclusione empirica che i numeri sono stati assegnati in base all’antichità delle vie e, per non confondersi al momento della nomina, sono certamente partiti da un punto in alto a sinistra, come avviene per tutti i principi nel mondo occidentale.

Dicevamo, percorro con cuore lieto la splendida numero uno, la quale, con l’andamento sinuoso di una bellissima donna, costeggia la riviera ligure, regalando scorci e bouganville, come una trepidante folla festosa, dopo aver assistito alle volte crescenti della rossa muleta, lancia fiori a Manolete, il grande toreador di Barcelona!

Nell’azzurro del cielo e del mare giungo così alla cittadella di Camogli e lasciato il porto alle mie spalle, chiedo informazioni per giungere San Fruttuoso di Capodimonte. Un tassista, d’una gentilezza senza eguali, mi consiglia di prendere l’autobus per San Rocco e di lì imboccare un sentiero immerso nel verde del bosco, il quale mi condurrà all’abbazia. Già sapendo che non potrò portare con me il fido scudiero, parcheggio la Poderosa e la saluto amorevolmente, facendomi promettere di non scappare con il primo sconosciuto. Infine, dopo una breve passeggiata nella zona del mercato per procacciarmi il necessario sostentamento del giorno (acqua, focaccia ed una mela), mi appresto all’ardita impresa.

Camogli (GE) | Scorcio di costa a ponente

Dalla terrazza di attesa lo scorcio di costa a ponente è di una bellezza disarmante. Penso a te Jael, penso a te come la compagna di un lungo viaggio tanto desiderato. Vedo le risa, la gioia, la piacevolezza di uno stare insieme così ricco di particolari, attenzioni, piccole e grandi delizie che spero m’accompagneranno per un lungo tratto.

Prendo l’autobus numero 74 con destinazione chiesa di San Rocco e, con certo brivido, assisto ai passaggi perigliosi di un mezzo che pare impossibile riesca non soltanto a salire lungo una china così ripida, ma anche piegarsi, come docile fuscello al vento, nelle curve a gomito che contraddistinguono l’intero percorso.

Camogli (GE) | Sentiero per Abbazia di San FruttuosoGiunta a destinazione consulto una mappa sul posto, la studio attentamente e faccio un grande respiro. Comincia così il cammino dello sparviero. Due ore di marcia, stando alle indicazioni, due ore e quaranta per il nostro eroe, che tanto gli manca l’allenamento, quanto è in grado di controbilanciarlo con l’entusiasmo di un ragazzino pronto ad inerpicarsi, saltare e lasciarsi travolgere dalla magnificenza dello spettacolo naturale tutt’attorno.

Un’escursione meravigliosa dunque quella di oggi, sudata, faticata, con infine il premio più bello cui potessi ambire: una baia nascosta, un’antica abbazia benedettina ed un mare incantevole, nella cui acqua limpida il nostro eroe fa il suo primo, spettacolare bagno ligure!

San Fruttuoso (GE) | Abbazia benedettina

Nel mentre attendo che il sole cristallizzi il manto del mare sulla pelle, fantastico sulle storie dei pirati della baia, i quali un tempo si rifugiavano fra le sue braccia pietrose, per nascondere forzieri d’oro rubati alla corona inglese e riposare le stanche membra dopo notti trascorse a parlar con la luna.

Ed io, salda alla corda di prua, bagnata dagli schizzi del mare burrascoso, il quale con moto ritmico riempie di schiuma la chiatta della nave, sfido assieme a loro le freddi correnti dell’Atlantico del nord per la libertà e la gloria, ma ad un tratto, nel bel mezzo della tempesta che avanza, un imbarazzante rombo di motore interrompe bruscamente la mia avventura per riportarmi secco alla baia di San Fruttuoso e ai ciottoli sui quali trasognavo. Stranita, non faccio in tempo a guardare attorno per cercare donde viene quel borbottare sommerso, che truce giunge la notizia: l’imbarcazione che sta scaldando i motori in fondo all’insenatura del porticciolo, è l’ultimo battello per tornare a Camogli! In fretta e furia mi rivesto – e certamente saprete quant’è difficile infilarsi dei pantaloni quando si è ancora bagnati – e corro verso la barca. Dannazione è proprio l’ultimo traghetto, ed è pronto in partenza! Ma non mi do per vinta. Ci sarà sicuramente una possibilità di restare, anche solo per un istante, in questo angolo di paradiso.

Lesta mi adopero per trovare una soluzione e, dopo aver tentato invano di contrattare una cifra quantomeno ragionevole con gli sciacalli dei taxiboat, trovo infine una stella sopra ad una graziosa cameriera, la quale, avendo assistito all’intera scena, mi offre un passaggio sul gommone che la riporterà a Camogli assieme agli altri ragazzi del bar. Felicemente accetto l’offerta ed avendo così conquistato un’altra ora nella baia, con ritrovata serenità impugno la fedele guida verde ed abbandonate le scialuppe, mi appresto alla visita dell’abbazia.

Ahi quale delusione! Per quanto mi sia prodigata, prima saltando come uno stambecco fra pietruzze e gradoni, e poi dando fondo alla mia miglior ars oratoria, drammaticamente scopro che l’orario della visita è ahimè terminato. “Torni domani” mi dice sorridente la donna. Ma io lo so, domani sarò altrove. Fa niente penso, ci sarà un tempo in cui tornerò, per guardare le tue porte e le tue alte finestre, ed annusare il profumo dei secoli che alberga fra le tue mura.

San Fruttuoso (GE) | BaiaSaluto da lontano l’inafferrabile austerità del tempio e, seduta su un ceppo di legno, mi perdo a guardare le piccole attività nel mentre raccolgono la loro mercanzia per riporla con cura in delle casse. Al margine di un tempo immobile un vecchio lupo di mare, dalle grandi mani scure e la barba bianco giallastra, tira pazientemente in secca la sua barca, stringendo una sigaretta fra le labbra sottili. Ha i calzoni corti ed una camicia blu aperta sul petto. Sul fondo della pelle bruciata s’intravedono i suoi occhi brillare. Fermi. Celano ricordi e amori rubati, solitudini mai piante ed antiche amarezze, che ruvide si sfregano nella mente, come la tela di certe vecchie vele rammendate a mano, con aghi grossi, lunghi. Porta in secca la barca con un movimento lento come la tristezza che gli appartiene. Forse non può più andar per mare come solea quand’era giovane e vigoroso. Forse quella ferita alla gamba che lo fa zoppicare non gli offre più la certezza di un ritorno. O forse ancora, il suo tempo è andato ed in fondo al cuore, egli lo sa. Sa che qualcosa è cambiato irreparabilmente e non c’è più posto in questo mondo per ciò che di vivo resta nella sua memoria. Gli avventurieri sono cambiati. Ed anche i legni delle navi non son più gli stessi.

Meraviglioso ormai anacronistico sapore, lo seguo con gl’occhi stretti, mentre s’allontana lungo il sentiero, per poi sparire, nel fitto della boscaglia.

Il sole è ormai calato sulle baia e nello scuro che avanza lentamente, resta il suono delle onde ad infrangersi sulla scogliera.

San Fruttuoso (GE) | Baia e abbazia