A cena col mosquito

QUEL CHE ACCADDE FRA MANTOVA E CREMONA

Ordunque, come certamente saprà chi si è avventurato lungo una piana nella tenerezza del tramonto, oltre a scorci e panorami bagnati dalla luce rossastra del sole, vi è una contingenza, più che spinosa, debbo dire sconveniente, legata alla viscerale passione dei moscerini – di cui tuttora ignoro le origini – di prender l’ora d’aria proprio al calar del sole.

Immaginate dunque la scena del nostro prode, il quale, nel bel mezzo della corsa lungo la fertile Palude Padana per portar le membra ad un sicuro rifugio, deposto che avea gli occhiali d’aviatore – ed incautamente non sostituiti con altra lente –, s’è trovato così, tutto ad un tratto, immerso in un nuvolo di minuscoli insetti in libera uscita serale!

A tutto ciò s’aggiunga la nozione squisitamente scientifica circa la natura stessa dell’insetto, il quale, per sua conformazione fisica, tiene lo scheletro fuori, anziché dentro. Indi, posto l’inevitabile scontro ad una velocità di crociera di circa 65 km orari, il grazioso esserino volante, per via di quel suo esoscheletro, si trasforma inevitabilmente in minuscolo sassetto, di cui un corpo, sebbene di proporzioni notevolmente più grandi, non può fare a meno di apprezzare il doloroso colpo inferto.

Fortunatamente il tragitto non è lungo ed il nostro, dopo aver stretto fra le palpebre uno degli insetti di cui sopra (di quelli ingeriti non ho tenuto il conto, però ad una certa, mi son fatta furba, ed ho alzato il bavero della sciarpa), giunge alla dimora del giorno, tutto ammaccato e completamente foderato di moscerini.

odtzo colpito da moscerino mentre era in viaggio in vespa